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Personal Review # 22 : Tutto ciò che sappiamo di noi due (Point of Retreat ~ Slammed #2)

Sentivo l’estremo bisogno di condividere con voi la mia opinione relativa a questo romanzo.
Spesso mi accade di provare l’urgenza di scrivere, di buttare giù per iscritto righe che prendono forma nella mia mente quasi fossi invasata da un’ispirazione divina (?). Direi che ho fra le mani una situazione simile, quindi mi lascio andare e vi parlo di un incanto che mi ha donato ventiquattro bellissime ore da lettrice.

Titolo: Tutto ciò che sappiamo di noi due (Point of Retreat ~ Slammed #2)
Autrice: Colleen Hoover
Editore: Fabbri
Collana: Fabbri Life
Anno: 2015
Pagine: 283
La poesia ha insegnato a Will e Layken ad amarsi, per stare insieme hanno dovuto superare ostacoli che sembravano insormontabili, hanno dimostrato al mondo che quando si è uniti si può affrontare ogni difficoltà e riemergere più forti e determinati di prima. La vita li ha messi di fronte a enormi responsabilità: sono giovanissimi, ma devono prendersi cura dei fratellini, cercando allo stesso tempo di ritagliarsi un piccolo spazio dedicato soltanto a loro due. Ma un giorno, all’improvviso, il passato di Will torna a bussare alla porta, e lui, per non turbare il difficile idillio con Layken, decide di tenerla all’oscuro di tutto. Ma lei lo scoprirà lo stesso, e sarà costretta a chiedersi su cosa si fonda davvero il loro rapporto, arrivando addirittura a mettere in dubbio la sincerità dei sentimenti di Will. La loro storia è a rischio, devono decidere se lottare per un futuro insieme o se rassegnarsi a stare lontani. Fin dove sarà disposto a spingersi Will per dimostrare a Layken che il suo amore durerà per sempre? La sua risposta cambierà non solo la loro vita, ma quella di tutte le persone che li circondano.

Mi è bastato un giorno, uno solo per ingurgitare questa meraviglia. Non che me ne stupisca più di tanto, ormai sono abituata ai ritmi di lettura quando si tratta delle creature della Hoover, pertanto rientrano totalmente nella normalità le ventiquattr’ore – e, volendo essere precisi, anche meno – che ho impiegato a fare mio “Tutto ciò che sappiamo di noi due“.
Ho iniziato ad amare Colleen – ormai la chiamo per nome, senza alcun problema, siamo praticamente diventate “amiche”; almeno, il mio cervello un po’ deviato mi dice questo… – con “Le coincidenze dell’amore” – ps: maratona notturna anche in questo caso, ne ho letti 3/4 di notte, ma dettagli – e non ho più smesso. Voglio essere diretta, immediata, senza mezzi termini: la venero. A prescindere. Sì, perché qualsiasi cosa esca dalla sua penna risulta meravigliosa e perfetta. Mi pare necessaria una premessa del genere prima di soffermarmi sul libro in particolare, soprattutto per chi non si è ancora avvicinato a nessuna delle sue opere. Sono cresciuta col mito di Sparks, delle sue parole, dei modi leggeri attraverso i quali ho sempre riconosciuto che sapesse descrivere l’amore senza risultare mai eccessivo e stucchevole. Tuttavia, quando ho conosciuto la Hoover, il mio mondo è mutato totalmente – scusa, Nick, sai che, comunque, ti vorrò bene in eterno -. La delicatezza, la profondità, la verità dei sentimenti di cui parla la scrittrice mi hanno segnata, toccata nel profondo, l’hanno resa per me un esempio – essendo io un’aspirante scrittrice, perdonate il mio sogno in grande -, un modello, un punto di arrivo quasi insuperabile. Niente di ciò che le appartiene è esagerato, resta sempre nei limiti, usa i termini giusti, i passi da lei percorsi nella varietà delle emozioni umane sono lievi, ma intensi, equilibrio difficile da raggiungersi, dono di pochi, pochissimi autori. Potrei essere un pochino di parte, dal momento che il mio amore nei confronti di questa autrice è incondizionato e forse anche un poco irrazionale – ma volete dirmi che l’amore è razionale?… – , ma, a mia difesa, vi posso dire che non sono una persona particolarmente romantica, cioè, la sono, ma odio il sovrappiù, i toni melensi, il miele inutile, quindi detesto chi vada oltre questa barriera e la calpesti con smisurata convinzione. Pertanto, sarei già stata colta da conati se avessi riscontrato in Colleen caratteristiche simili: mai successo. Anzi, probabilmente è anche e soprattutto a causa sua se è aumentata a dismisura la dose di romanticismo nelle mie vene.
Dopo questa premessa epocale – mi scuso se mi sono dilungata ma lo ritenevo necessario – mi addentrerò nello specifico ad illustrarvi le ragioni per cui ho amato questo libro.
Credo che verrà in mio aiuto l’elenco puntato che già ho utilizzato, più volte – mi sento talmente “confusa” dalle mille cose che vorrei dire che mi sembra che sia l’unico mezzo con cui raggruppare le idee – .

  1. I PROTAGONISTI: è consueto – ed ormai vi sarete abituati – che io mi soffermi ad “accanirmi” sulla protagonista femminile dei romanzi – ultimamente è accaduto poco, sarò malata…. -. Beh, in questo caso, come ogni volta quando si tratta della Hoover – vedi sopra il mio sproloquio – l’ho adorata.
    Layken è una donna, in tutto e per tutto, anzi, direi una donna ed una ragazza: donna per le responsabilità che la vita le ha lasciati, carichi sulle spalle che non sono adatti alla sua età, ma che ha dovuto sobbarcarsi prima del tempo, della crescita, del momento “giusto”. È donna nei sentimenti nutriti nei confronti di Will, un amore maturo, pieno e vero, senza restrizioni, non un semplice “innamoramento” post – adolescenziale. È donna e mamma, aggiungo, non solo sorella, di Kel, il fratellino minore del quale si deve occupare dopo la morte della vera madre – e solo Dio sa quanto possa essere difficile comportarsi da sorella maggiore ed, allo stesso tempo, anche da genitore -. Ma è anche ragazza, nelle sue reazioni, nelle piccolezze, nei gesti, nell’impulsività, nella cocciutaggine; cresciuta ed, allo stesso tempo, non cresciuta, la si adora, nell’imperfezione di chi, a diciannove anni, si trova a dovere aver a che fare con ostacoli poco gestibili e certamente più grandi di lei.
    Will... be’, Will è uomo in qualsiasi cosa faccia…. Ok, mi contengo. Cercherò di essere obiettiva, perché, in fondo, essendo rappresentante del sesso maschile – scusate, ragazzi – la sua dose di infantilismo ce l’ha… Ma chi ne è privo? Come appena detto, Lake – come la chiama lui – non è da meno e… In fondo, è materialmente ancora ragazzo, a livello materiale di età, e glielo perdoniamo. Glielo perdoniamo mille volte. Glielo perdoniamo per quanto ama Lake, senza restrizioni, senza paure, come ogni donna vorrebbe essere amata. E sapete quando si dice “Farei di tutto per te”? Ecco, lui lo fa. Lo fa per le quasi trecento pagine di romanzo. E non ci raccapezziamo di quanto riesca ad essere perfetto, anche quando sbaglia. Di quanto ogni suo gesto, parole, pensiero sia immensamente colmo, traboccante di sentimento, e non di quello fastidioso ed esorbitante, ma vero e semplicemente non – misurabile – non mi piaceva il termine “incommensurabile, a mio parere non avrebbe reso sufficientemente l’idea – . Il tratto in comune con Layken – i pesi sulle spalle, un fratellino da crescere, una vita ancora da percorrere – sarà quello che più segnerà i dubbi relativi alla coppia, ma, in fondo, “A volte due persone devono allontanarsi per capire quanto hanno bisogno di stare vicine.”.
  2. IL P.O.V.: questa volta è Will che parla, non più Lake. E non potete nemmeno immaginare quanto abbia amato questa scelta della Hoover – quando mai non amo le sue scelte? Ma, come già detto, DETTAGLI. -. Già amavo Will in “Tutto ciò che sappiamo dell’amore“, ma grazie al secondo capitolo ed al racconto dal suo punto di vista il mio sentimento si è ingigantito a dismisura. Il mio pensiero più frequente è stato: “Voglio un Will per me. Ma esiste?“. Mi sono sciolta ad ogni sua parola, ogni dimostrazione del suo sentimenti nei confronti di Lake, riuscivo a vedere i suoi occhi, percepire i battiti del suo cuore ed ecco che mi coglieva il magone da adolescente innamorata.
  3. I PERSONAGGI: non c’è un singolo personaggio che non sia adorabile. I due fratellini, Caulder e Kel, la vicina undicenne tanto intelligente quanto “molesta” – solo a volte, eh… – , Kirsten, la mamma di lei, la nonna ed il nonno di Will… La Hoover costruisce una cornice di umanità che ci fa sorridere, emozionare, ci riempie di sensazioni positive, pur nel dolore e nella preoccupazione. Ripeto: la capacità di questa scrittrice di rendere reali in tutto e per tutto le sue creature è unica, leggere di ciascuno di loro equivale a vederli davanti ai propri occhi, ciascuno prende vita nel momento stesso in cui viene anche solo nominato per la prima volta.

Rileggo ciò che ho scritto finora e mi rendo conto di aver appena dichiarato amore eterno alla scrittrice – ma come ho detto alle mie amiche Serena e Cee, se fosse possibile, la sposerei anche -. E non mi sento nemmeno di aver esagerato, proprio per nulla – è come se mi sentissi in dovere di diffondere la “parola di Colleen Hoover” -.
Non posso che lasciarvi con una citazione tratta da questa meraviglia – non immaginate la difficoltà nella scelta, anche esente da spoilers il più possibile -.
Mi zittisco prima di ricominciare a sproloquiare e ad annoiarvi ulteriormente e mi asciugo una lacrima, mentre rileggo quello che sto per condividere con voi.

Salgo sul palco e sistemo il microfono. C’è una sola persona che potrà capire la mia poesia: Lake. Questa è soltanto per lei.
«Il mio pezzo si intitola La ritirata» annuncio. Il riflettore puntato su di me è troppo luminoso perché possa vedere il pubblico, ma sono sicuro che Lake laggiù stia sorridendo. Comincio senza affrettarmi, voglio recitarlo piano per farle assaporare ogni parola.

Ventidue ore e la nostra guerra avrà inizio.
Una guerra di braccia
e labbra
e mani…
La ritirata
non è più un fattore decisivo
quando entrambe le parti
hanno scelto la resa.
Non so dirti quante volte ho perso…
O devo dire quante volte hai vinto?
Questo gioco lo giochiamo da cinquantanove settimane
e direi che il punteggio
è
zero
a
zero.
Ventidue ore e la nostra guerra avrà inizio.
La nostra guerra di braccia,
e labbra
e mani…
Vuoi sapere quale sarà la parte migliore,
quando finalmente
potremo non chiamare la ritirata?
La cascata d’acqua sopra di noi
che scivola ai nostri piedi
prima che le bombe esplodano e i fucili facciano fuoco.
Prima che noi due crolliamo sul campo.
Prima della battaglia, prima della guerra, però…
Tu devi sapere che
Io andrei avanti altre cinquantanove settimane.
Tutto quel che è necessario
Perché vinca tu.
Mi ritirerei ancora.
E ancora.
E ancora.
E ancora.

Poso il microfono e mi avvio verso gli scalini del palco. Dopo pochi passi vedo Lake che mi corre incontro, mi butta le braccia al collo e mi bacia. «Grazie» sussurra nel mio orecchio.
Quando mi siedo al tavolo, vedo che Caulder alza gli occhi al cielo. «Avresti potuto avvisarci, Will, così andavamo a nasconderci in bagno.»
«A me è piaciuto moltissimo» dice Kiersten.
Sono le nove passate quando comincia la seconda manche. «Avanti, ragazzi, domani c’è scuola. Dobbiamo andare» dico. Loro protestano debolmente mentre uno a uno si alzano dal tavolo

Voto: 9 e mezzo.